Il secondo studio del Fondo Monetario Internazionale ( a cui con grande probabilità si ispireranno le nostre future politiche di bilancio) analizza i benefici derivanti al nostro Paese da un insieme di riforme da realizzare nei settori: fiscale, finanziario, salariale, altri settori contingenti.
L’attuale situazione economica e finanziaria italiana lascia il Paese esposto a enormi rischi e questa vulnerabilità potrebbe comportare sviluppi negativi imprevisti.
Sono 5 i settori per i quali il Fondo Monetario propone le riforme al fine di aumentare la competitività: il modello considera comunque una parte di concorrenza monopolistica in determinati settori e un insieme di rigidità inevitabili, almeno in questo momento.
STRATEGIA FISCALE
Un mix di politiche favorevoli alla crescita e inclusive prevede:
-la riduzione dei grandi trasferimenti sociali indifferenziati (non menzionate, ma non escluse le pensioni?) nella misura dell’1,25% del Pil (20 miliardi),
-la riduzione della spesa per beni e servizi governativo-ministeriali per l’1,25% del Pil (20 miliardi),
-l’aumento della spesa per gli investimenti pubblici per almeno lo 0,5% di Pil (8 miliardi),
-la riduzione delle tasse sul lavoro per almeno l’1,5% di Pil (24 miliardi),
-l’aumento delle imposte sui consumi (Iva) per l’1% di Pil (16 miliardi),
-aumento dell’imposizione sulla proprietà (in via forfettaria una tantum) dello 0,5% di Pil (8miliardi).
STRATEGIA SALARIALE
Previsione dello spostamento della contrattazione salariale dal centro alle aziende, collegando la remunerazione all’effettiva produttività.
SETTORE BANCARIO
Evitando agli Istituti maggiori accantonamenti per le perdite sui crediti (che ridurrebbero la possibilità di effettuare prestiti a cittadini ed imprese) si propone l’introduzione di un pacchetto di riforme destinato per ¾ ai crediti non facilmente commercializzabili (prevalentemente crediti non o poco garantiti), e per ¼ ai crediti che hanno maggiore mercato, migliorando ancora le procedure di insolvenza ed accelerando le procedure di smaltimento dei crediti deteriorati nel sistema, al fine di permettere alle banche di erogare nuovo credito.
ALTRI SETTORI
-Aumento spesa nelle politiche del lavoro, nella misura dello 0,4% di Pil (6miliardi),
-aumento spesa per l’assistenza all’infanzia per lo 0,2% di Pil (3 miliardi),
-miglioramento del programma anti povertà riducendo i trasferimenti generali (e non mirati) e aumentando i trasferimenti mirati per lo 0,5% di Pil (8 miliardi),
-riforma del mercato dei beni e dei servizi (allentando gli ostacoli, altissimi per il commercio al dettaglio e per i professionisti),
-prosecuzione nella riforma della pubblica amministrazione in particolare nei servizi chiave: sanità, giustizia civile, istruzione, assistenza all’infanzia e raccolta dei rifiuti.
Questo complessiva ipotesi di lavoro (che va comunque accompagnata al miglioramento del sistema giudiziario, al mantenimento di sistemi di protezione del lavoro e allo sviluppo dell’innovazione) potrebbe essere in grado di cambiare strutturalmente l’impostazione economica del Paese (in particolare nel contenimento del costo del lavoro): l’insieme di risultati positivi ottenibili dalla combinazione degli interventi non tiene ovviamente conto di eventuali shock intermedi che potrebbero intervenire o di eventuali complessità legislative da affrontare, ivi comprese eventuali ipotesi di fallimento nel coordinamento di queste politiche ai diversi livelli di governo territoriale.
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