La pandemia aveva prospettato lo scenario di una deflazione globale: il crollo delle aspettative con i lockdown e i colli di bottiglia presentatisi nei mercati avevano procurato uno shock che solo le politiche di sostegno fiscali e monetarie, adeguatamente sviluppatesi nel tempo, hanno potuto contrastare.
Il sostegno monetario, in questa occasione, non è rimasto incagliato nelle casse bancarie come fu nella crisi del 2008: è entrato nella disponibilità di famiglie e imprese grazie ad un sistema recentemente profondamente rinforzato da stringenti vincoli di patrimonializzazione bancaria ed obbligate “pulizie” di bilanci da crediti non performanti.
Le banche non hanno reagito stringendo i cordoni del credito ed hanno permesso all’economia di continuare a marciare.
Il mondo si è aperto indubitabilmente e formalmente al debito producendo la gran parte dello stock nelle 4 maggiori economie del pianeta: Stati Uniti, Cina, Ue e Giappone.
Lo shock della domanda è così arrivato: le economie hanno cominciato a rafforzarsi con riaperture e diffusione ad ampio spettro dei vaccini, sostenute da ingenti acquisti da parte delle banche centrali su titoli del debito pubblico e su titoli con sottostanti garanzie ipotecarie.
Il 2021 è diventato l’anno della ripresa, più o meno ritardata da lockdown parziali e varianti del virus.
La crisi economica si è rivelata meno impattante negli Stati Uniti (nel 2020 la perdita di Pil si è attestata al 3,5%) che in zona Euro (-6,5%) mentre le misure di supporto sono state maggiori negli USA (deficit al 10% del Pil) che in Ue (deficit al 7% del Pil).
Rinforzandosi le economie, le banche centrali devono riflettere ed agire sulle leve con cui vengono acquistati intitoli di debito sovrano sui mercati al fine di evitare che il clima economico si surriscaldi eccessivamente.
La Banca centrale europea ha revisionato la sua strategia di fondo: permetterà ai prezzi di superare la storica soglia del 2% senza adottare misure restrittive di politica monetaria. Saranno cioè consentite variazioni simmetriche del livello dei prezzi, precedentemente fissato all’obiettivo del 2%. Bisognerà dunque tollerare politiche monetarie espansive di ampio respiro nel caso in cui si rischi di radicalizzare l’allontanamento dall’obiettivo del 2%, allo stesso modo saranno permessi periodi transitori nei quali l’inflazione potrà mantenersi al di sopra dell’obiettivo target.
Nel definire questa nuova vision la Bce non ha comunicato però come si muoverà nei prossimi mesi, lasciando ampio il bagaglio dei suoi orientamenti e restando in attesa dei riscontri del mercato dei prezzi dei prossimi mesi.
Non particolarmente diverso l’atteggiamento della Fed, se non per il fatto che il suo mandato ancora le decisioni al tasso di occupazione. Il Presidente Powell, in audizione al Congresso ed in conferenza stampa, ha confermato che la domanda di lavoro è particolarmente forte ma il tasso di occupazione è ben lontano dal livello massimo e non si è ancora verificato il recupero totale della disoccupazione prodottasi lo scorso anno causa COVID. Con 120 miliardi di liquidità immessa ogni mese, la FED mantiene dunque l’inflazione ad un livello elevato senza adottare misure (inflazione core attualmente al 3,4% con fiammate che a giugno si sono spinte fino al 5,9%) ma non riduce gli acquisti pur se il tasso di crescita dell’economia raggiungerà un plausibile 6,5% nel 2021.
Con il rischio bolle sui prezzi al consumo, su attività finanziarie, su immobili o su un mix di rischi, l’Italia dovrà monitorare gli Stati Uniti: sia perché in caso di risalita dei tassi il costo del nostro debito pubblico potrebbe aumentare, sia perché l’inflazione italiana e’ inferiore alla metà della zona euro ed un provvedimento di politica monetaria restrittiva arresterebbe le nostre prospettive di ripresa.
Nel frattempo il Governo deve metter mano velocemente al suo ventennale periodo di ristagno economico, alle riforme necessarie, avviando l’economia verso un progresso che la avvicini alle altre realtà europee.
A distanza quasi di un anno, la sua si é rilevata un’anälisi perfetta. Complimenti.