Nasce da una sociologa turca, Zeynep Tufekci, la riflessione sulle sfide e gli errori che hanno attraversato gli States (e il mondo) nella gestione della pandemia Covid19.
Dinamiche che hanno condizionato il successo e la tempistica nel traguardo finale alla pandemia.
LA COMPENSAZIONE DEL RISCHIO DA PARTE DELLE AUTORITA’ DI SANITA’ PUBBLICA
Gli esperti hanno continuamente temuto che un maggior senso di sicurezza trasmesso alla popolazione sull’uso delle misure di protezione, l’avrebbe indotta a correre rischi, compromettendo la bontà dei risultati di contenimento raggiunti, con la quasi certezza di invertirne la rotta. Da qui atteggiamenti di sfiducia e paternalismo al fine di contenere comportamenti sconsiderati. Non sono stati riportati invece i risultati positivi raggiunti dai comportamenti precauzionali adottati (mascherine, distanziamento).
Appena iniziata la vaccinazione, sono usciti articoli di stampa per avvisare i vaccinati su cosa non avrebbero potuto fare. Si è tornati, come in un loop, al problema di un comportamento potenzialmente sconsiderato piuttosto che fornire una guida di compromessi e riconoscimento che il vaccino può permettere l’inizio del cambio nei comportamenti.
ADOZIONE DI NORME ANZICHE’ DIFFUSIONE DI CONOSCENZA DEI MECCANISMI
Alla popolazione sono state offerte regole di comportamento, ma quasi mai ci si è soffermati in dettaglio sui meccanismi di trasmissione virale: questo avrebbe permesso alle persone di fare calcoli informati sul rischio che stavano correndo, razionalizzando i vari contesti in cui si venivano a trovare.
Situazione complicata dal fatto che le maggiori autorità sanitarie (OMS e CDC per gli States) hanno ritardato nel far conoscere alcuni meccanismi di diffusione chiave del virus, come la trasmissione di aerosol. Quando questa consapevolezza è arrivata, il battage comunicazionale non è stato così proporzionalmente incisivo e la gran parte della popolazione ha perso il peso e il significato rilevante di questa seconda considerazione.
Ad esempio la super trasmissione indoor negli spazi scarsamente ventilati non è stata adeguatamente pesata al fine di rallentare la diffusione del virus. In Giappone, ad esempio, hanno enfatizzato le 3 C: spazi chiusi, contatti ravvicinati e luoghi affollati ed i risultati ottenuti nel contenimento sono stati più che positivi.
IL PESO DELLA VERGOGNA
Media e social media sono stati troppo spesso coinvolti nella pubblicazione di situazioni di onta sociale, aggravata dall’essere peraltro poco scientifica.
Le immagini di persone all’aperto senza mascherina hanno attirato rimproveri, insulti e audience, ma non si è ben compreso che i rischi maggiori erano nei luoghi di lavoro e nei luoghi familiari affollati, non così facilmente accessibili ai media.
Sono stati diffusi video virali non rispondenti fedelmente alla realtà: ci si è concentrati sulla persona poco ligia senza mascherina in un supermercato piuttosto che considerare che la gran parte delle persone ha obbedito ad indossarla. Nessuno ha enfatizzato i comportamenti sicuri sottolineando quante persone stessero facendo correttamente la loro parte: si sarebbe trattato di un incoraggiamento per gli altri a fare lo stesso.
LA RIDUZIONE DEL DANNO
Non è stato dichiarato mai espressamente e sistematicamente che il rischio non sarebbe mai stato eliminato del tutto. Ne sarebbe derivato che le persone potevano essere ben informate su come fare ciò che desideravano fare ma lo possono fare in modo più sicuro. Si è fatto finta di eliminare complessità e compromessi ma sono state anche incoraggiate le persone che non raggiungevano lo standard di diligenza a decidere che il loro fallimento era in arrivo e così spingendole a rinunciare del tutto.
Bisognava invece sottolineare che ogni piccolo aspetto poteva aiutare, incoraggiando la riduzione del rischio a tutti i livelli: ad esempio anche la socializzazione poteva avere luogo, ma doveva avvenire in maniera più sicura da subito.
L’EQUILIBRIO TRA CONOSCENZA E AZIONE
L’errore iniziale di considerare soltanto il rischio di trasmissione per via di superficie ha portato le autorità sanitarie a dichiarare all’inizio, nonostante prove schiaccianti, che non fosse necessaria un’azione precauzionale per via aerea. Era il 14 gennaio 2020 e l’OMS dichiarava che “non c’erano prove evidenti di trasmissione da uomo a uomo” mentre invece la prudenza avrebbe dovuto portare a dichiarazioni che consideravano crescente la probabilità che avvenisse la trasmissione da uomo a uomo, pur se in fase di verifica.
Così come, sempre gli esperti dell’OMS, dichiararono che “attualmente non ci sono prove che le persone che si sono riprese da COVID 19 abbiano gli anticorpi e siano protette da una seconda infezione”: si è diffuso il panico unito alla disperazione anziché la speranza che gli anticorpi prodotti a seguito dell’infezione fossero in grado di fornire una certa immunità, almeno per un limitato periodo di tempo, pur senza averne i dettagli perché ancora in una fase iniziale.
Non abbiamo saputo bilanciare i rischi: ed è così che siamo arrivati al blocco delle scuole, senza riconoscere che c’erano compromessi da raggiungere tra vari aspetti negativi e che tutti andavano pesati adeguatamente.
Le complicazioni sono arrivate dai diversi posizionamenti da parte del mondo scientifico: le precedenti esperienza pandemiche avrebbero dovuto spingerci a valutare con adeguatezza la stagionalità, la dispersione di aerosol, guardando cosa di diverso stava accadendo rispetto alle passate epidemie.
Ci siamo anche concentrati troppo sulle scelte individuali: nascondendo così il problema di dover fornire a tutti condizioni di vita e lavoro sicure, abbandonando troppo spesso chi a casa non è potuto restare: perché lavoravano, imballavano scatole, consegnavano generi alimentari e producevano cibo. Indossare una mascherina, stare a 1 metro di distanza, non erano consigli sbagliati, erano però consigli incompleti e non sufficienti per proteggere coloro per i quali queste scelte non erano e non sono ancora disponibili. Mancano a tutt’oggi linee guida sufficienti per la ventilazione dei luoghi di lavoro, obblighi a fornire mascherine con filtraggio più elevato per i lavoratori essenziali.
LA PAGINA VACCINI
I vaccini ridurranno drasticamente ricoveri, morti e permetteranno la possibilità che si trasformi una malattia grave in un evento raro: si tratta in buona sostanza di un miracolo ottenuto in corso di pandemia.
Per le nuove varianti del virus i produttori stanno già lavorando e i rapporti dei luoghi in cui è in corso la vaccinazione sono estremamente incoraggianti tanto che oggi si potrebbe già intavolare una discussione su cosa fare con le dosi che risulteranno in eccesso.
E’ saltata completamente la gioia iniziale per il vaccino: i processi si sono conclusi subito dopo le elezioni statunitensi e i risultati sono stati oscurati dalla turbolenza politica.
E’ stato un anno terribile e molte cose ci rendono ogni giorno più difficile la speranza. A partire dai comportamenti dei vaccinati che, per primi, devono sapere di non poter cambiare atteggiamento dall’oggi al domani: sarebbe il caso di fissare delle linee guida per molti luoghi pubblici, prima che i vaccinati si sentano troppo sicuri nel fare cose che dovrebbero evitare. Mancano per loro informazioni in modo che possano prendere decisioni informate sul comportamento privato da tenere.
Una guida chiara almeno su come andrà a finire può aiutare a rafforzare la determinazione delle persone a sopportare tutto ciò che è necessario in questo momento.
Bisogna cercare di evitare ancora errori e insidie chiave: la società rischia di fallire mentre abbiamo davanti miriadi di sfide di ogni tipo, politiche, ambientali, sociali e tecnologiche.
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