Coronavirus: il Governo evita la pandemia del disastro economico

Il giorno prima dell’Eurogruppo, quasi a sugellare una decisione da schierare sul tavolo, il Presidente del Consiglio annuncia una ricetta straordinaria per la ricostruzione del sistema Paese dalle conseguenze della seconda colossale emergenza dalla fine della seconda guerra mondiale.

Avendo quale priorità quella di non mettere a rischio il sistema produttivo ed industriale, il Governo pone in essere in maniera pressoché completa il progetto di Mario Draghi, stilato in un intervento sul Financial Times alcuni giorni fa:

lo Stato deve intervenire e mettere il bilancio pubblico a protezione dei cittadini, aumentando il debito pubblico per farsi carico di tutte le perdite delle aziende, salvare i posti di lavoro e, con le garanzie e tutti gli strumenti necessari, mettere le banche nella condizione di dare tutta la liquidità necessaria alle imprese”.

Scritto, fatto.

200 miliardi di garanzie – a prima richiesta – su prestiti per la liquidità alle imprese, senza vincoli di fatturato, dal sistema bancario,

altri 200 miliardi di garanzie per il rinforzo della liquidità delle imprese che esportano:

interventi realizzati con il Fondo centrale di garanzia e con Sace.

Le garanzie statali copriranno fino al 90% dei prestiti per importi fino a 5 milioni di euro.

Per i prestiti fino a 25mila euro la garanzia dello Stato si estenderà al 100%: la liquidità fornita all’imprenditore verrà coperta da garanzia integrale del Governo.

In una situazione di emergenza totale, lo Stato riprende il suo ruolo proteggendo le imprese da uno shock inimmaginabile nelle proporzioni e nelle conseguenze dando piena fiducia al proprio sistema imprenditoriale.

Le aziende saranno messe in grado di pagare fornitori, affitti, tasse e la liquidità arriverà da una garanzia dello Stato che permetterà non solo di mantenere in piedi il sistema produttivo ma che darà addirittura un effetto moltiplicativo sul Pil rispetto all’importo iniziale, di qui a qualche mese dalla ripartenza delle attività.

Non ha perso tempo il Governo, che con il decreto “Cura Italia” aveva dato solo una leggera spinta a piccole imprese, professionisti e partite iva organizzando sostanzialmente due categorie di interventi:

l’aumento di spesa (sanitaria, personale e acquisti di materiale),

un primo sommario sostegno agli operatori di mercato.

Già con il primo decreto erano state gettate le basi per fornire una iniziale liquidità alle imprese per tramite del sistema bancario:

-stanziando 1,5miliardi per facilitare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese,

– bloccando procedure moratorie per imprese particolarmente esposte finanziariamente,

– garantendo il sostegno alle imprese di grandi dimensioni tramite la cassa depositi e Prestiti e banche,

– organizzando la cessione di crediti deteriorati che le imprese avevano accumulato negli ultimi anni.

Servivano soldi e il progetto fondamentale si è fatto sostanza.

In un Paese reduce da dati estremamente negativi del 2019 (produzione industriale crollata dell’1,3% e cali congiunturali che portavano dritti verso la recessione), si era corso il rischio di spazzare via anche le ultime speranze di salvezza dell’intero sistema economico italiano.

L’Unione Europea, per prima, aveva nei giorni scorsi aperto la sua potenza di fuoco per contrastare gli effetti economici della pandemia in corso:

  • svincolando i Paesi dall’obbligo di rispettare il patto di stabilità,
  • con interventi della Banca centrale europea che ha sostanziosamente programmato la riattivazione delle operazioni straordinarie garantendo l’acquisto di titoli pubblici e privati fino a 750 miliardi di euro, salvo ulteriori necessità.

Di fronte ad un angosciante scenario è uscito con questo secondo decreto il politico d’eccellenza, il Presidente del Consiglio che, senza promesse roboanti, agisce e mette avanti alle sue scelte l’interesse dei cittadini e delle imprese.

Primo attore di un Governo piuttosto impreparato ad affrontare i gravi giorni dell’emergenza socio-sanitaria (poi copiato da mezzo mondo nelle decisioni di un iter sconosciuto ai più) facendosi illuminare dalla strategia di Mario Draghi, ha anticipato i mercati e le richieste degli imprenditori, gettando le basi di un piano di gestione della crisi economica e finanziaria dal valore inestimabile per il Paese.

Arma vincente per l’Italia dei prossimi 10 anni: la palla, ora, passa agli imprenditori.

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