L’Italia verso il buio

L’Italia dovrà fissare nel prossimo Documento di economia e finanza le stime di crescita, debito e deficit per il 2019 da presentare alla Commissione europea e ai mercati: con il Pil e la fiducia in forte frenata, decisamente al di sotto delle rosee previsioni annunciate a fine anno, le conseguenze su deficit e debito potrebbero essere devastanti. 
Con un Paese immobilizzato dalla paura, abbassandosi il tasso di crescita, rischia di diventare insostenibile l’impalcatura finanziaria data dalla legge di bilancio.
Gravata da una struttura produttiva particolarmente inefficiente (caratterizzata da piccole dimensioni aziendali, bassissimi investimenti in innovazione, complicazioni burocratiche di sistema), sulla quale nessun Governo è intervenuto in maniera decisa, l’Italia segna il passo  in maniera importante quando il resto dell’Eurozona rallenta: le stime proiettano il Paese verso crescita zero e la conseguenza sarà sia nei valori del deficit (che sarà ben lontano dal 2,04% indicato dal Governo) che nel debito, che potrebbe continuare ad aumentare, continuando a limitare nel tempo gli spazi di manovra della nostra economia.
Solo la mano morbida della Commissione europea, messa di fronte ad un andamento di crescita reale inferiore a quella potenziale, ma da considerare come evento momentaneo, potrebbe mettere l’Italia in posizione attendista ma non risolvere il problema.
E’ stato in particolare con il settore dell’automotive che l’economia italiana è entrata in stallo sin dalla fine del 2018: fortemente dipendenti dalla Germania in qualità di produttori di beni intermedi del settore, abbiamo subito il loro rallentamento che dura ormai da diversi mesi, aggravando la nostra posizione con l’applicazione della nuova tassa ecologica che ha in parte fermato gli acquisti nostrani. 
In generale si sta fermando l’intero settore manifatturiero europeo: le tensioni commerciali con le sanzioni, il rallentamento globale portato dall’economia cinese, le incognite legate al mercato statunitense, l’incertezza della Brexit, hanno ridotto in maniera drastica gli scambi. 
Resta salva la collaborazione delle banche centrali: gli Stati Uniti hanno frenato l’orientamento a ritirare la liquidità creata per affrontare la crisi, la Banca centrale europea ha annunciato di non prevedere per l’anno il rialzo dei tassi (attualmente ai minimi storici) oltre a mettere in preventivo significative immissioni di liquidità a favore delle banche, che dovranno girarli all’economia reale.
Ma è soprattutto la fiducia a mancare: anche se le agenzie di rating non sono state particolarmente inclementi con il nostro Paese, tutti i principali organismi nazionali ed internazionali hanno abbassato le stime sullo sviluppo dell’economia italia, e questa volta lo farà anche il nostro Governo.
Sicuramente saranno messi a protezione del bilancio i due miliardi di spesa corrente congelati nella legge di bilancio: spese che non saranno comunque attivate e che rappresenteranno l’unica leva per dimostrare all’Ue che i conti sono sotto monitoraggio.
Con il decreto crescita in diritura d’arrivo, saranno inseriti delle modifiche alla legge di bilancio: tra questi dovrebbero trovare spazio sicuramente  la proroga degli incentivi fiscali per ricerca e sviluppo, le semplificazioni negli appalti, il superammortamento (promosso dal precedente Governo e da questo cancellato).
Forse eviteremo una manovra correttiva per poter superare le elezioni europee. Ma dopo le elezioni il tappeto sotto il quale stiamo nascondendo la polvere della nostra economia verrà alzato: e saranno dolori. O un nuovo Governo, tra l’autunno e l’inverno.

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