Sono essenzialmente due i documenti dai quali si evince la posizione del Governo sulle tematiche ambientali:
la relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile, documento che dal 2016 accompagna la legge di bilancio e considera, tra gli altri, gli effetti sull’ambiente delle misure economiche adottate,
la proposta di piano nazionale integrato per l’energia e il clima, presentata ed inviata alla Commissione Europea il 15 marzo scorso.
Sono però poche le misure effettivamente adottate nella legge di bilancio per il 2019 che aiuteranno a ridurre le emissioni di CO2 ed altri gas clima alteranti:
1)il rinnovo degli incentivi per efficientare e quindi ridurre i consumi delle abitazioni, con la proroga delle detrazioni fiscali per interventi sugli edifici;
2)il meccanismo bonus malus per le auto elettriche: un contributo economico agli acquirenti delle auto elettriche unito all’istituzione di una nuova imposta sui veicoli di lusso e sui Suv che presentano emissioni di CO2 oltre una certa soglia;
3) incentivi per la diffusione di infrastrutture di ricarica automobili alimentate ad energia elettrica.
E’ dal settore industriale e da quello delle costruzioni (entrambi producono quasi la metà delle emissioni totali) che ci si attende una sostanziale riduzione nel triennio 2019 – 2021. Dovrebbero restare stabili le emissioni del settore agricolo ed aumentare leggermente le emissioni di famiglie e settore servizi.
Dal piano nazionale integrato si rileva la dimensione del progetto nel quale si impegnerà l’Italia con una politica energetica e ambientale che riguarderà i prossimi 10 anni: l’obiettivo finale è quello di aumentare la complessiva produzione di energia da FER (fonti energetiche rinnovabili) almeno del 30% ( di cui nel settore dei trasporti almeno il 21%) ed ottenere una contemporanea riduzione dei consumi di energia primaria del 43% (utilizzo di petrolio, gas, carbone).
Il Governo ha ripartito le sue linee d’azione in funzione delle 5 dimensioni identificate dall’Unione Europea:
la DECARBONIZZAZIONE profonda del settore energetico entro il 2050, prevedendo per il 2030 una tappa intermedia. L’intenzione è quella di abbandonare i combustibili tradizionali (il carbone avrà phase out al 2025) e riorientare l’economia su una quota sempre crescente di fonti rinnovabili.
Orientando il mix verso la quota di rinnovabili, l’Italia punta comunque a controllare il consumo del suolo e monitorare e limitare l’impatto paesaggistico e ambientale.
L’EFFICIENZA ENERGETICA , mediante l’adozione di un mix di strumenti fiscali, economici e normativi opportunamente calibrati: dalla riqualificazione energetica in affiancamento alla riqualificazione edilizia, sismica e impiantistica, all’incremento della mobilità collettiva e del trasporto merci su rotaia (spostando in maniera rilevante i trasporti da gomma a ferro), proseguendo lo stimolo nell’uso del vettore elettrico. Per tale obiettivo verrà attivato un confronto preventivo con le Regioni in modo da sfruttare nella maniera più efficiente il ciclo di programmazione comunitario 2021-2027.
La SICUREZZA ENERGETICA: l’aumento dell’efficienza energetica dovrà limitare la dipendenza dalle importazioni, con l’aumento delle fonti rinnovabili e la diversificazione delle fonti di approvigionamento (non escludendo lo sfruttamento del gas naturale).
La DIMENSIONE DEL MERCATO INTERNO: con il miglioramento dell’integrazione dei mercati e il potenziamento delle interconnessioni tra Paesi membri, saranno favoriti gli scambi, efficientati dalla posizione dell’Italia.
E’ prevista una revisione dei piani infrastrutturali per la trasmissione energetica, e la realizzazione di ulteriori interventi, compresi sistemi di accumulo centralizzati realizzando una sostanziale integrazione con le fonti rinnovabili. E’ chiaramente richiesta una grande flessibilità al settore elettrico che dovrà integrarsi in misura importante con la produzione delle rinnovabili.
La RICERCA comporterà la disponibilità di risorse adeguatamente finalizzate allo sviluppo e all’utilizzo delle energie rinnovabili, all’efficienza energetica e lo sviluppo delle reti, che dovranno essere variamente interconnettersi.
Il piano comprende anche una valutazione preventiva di impatto delle misure: la contrazione nella domanda di energia sarà essenzialmente dovuta all’efficientamento delle produzioni, al cambiamento tecnologico e all’introduzione di nuove fonti energetiche.
Decarbonizzazione dei processi di generazione di energia elettrica,
sostituzione del petrolio nel trasporto con biocarburanti e sviluppo veicoli ad alimentazione elettrica, aumento nell’utilizzo di solare ed eolico,
proseguimento degli interventi di ristrutturazione ed isolamento degli edifici,
porteranno ad una complessiva riduzione nelle emissioni di gas serra.
Resteranno pressoché stabili le emissioni da rifiuti e quelle da agricoltura: per queste ultime non sono stati peraltro ancora stati individuati ed inseriti nel piano strumenti atti alla loro riduzione.
La modifica del piano energetico comporterà, a seguito degli investimenti, ricadute economiche di reddito ed occupazionali (sia di natura temporanea che permanente).
Gli investimenti, che comporteranno un incremento di valore aggiunto, daranno un relativo aumento delle entrate da imposte dirette.
Il documento inviato dal Governo rappresenta il primo passaggio per l’Italia per sviluppare adeguati programmi di tutela ambientale e di sostenibilità dello sviluppo, anche se è auspicabile che questa tematica diventi l’asse portante di tutta la programmazione politica: il benessere dovrà aumentare senza compromettere la qualità della vita futura.
L’Annuario dei dati ambientali presentato nel 2018 racconta dati in evoluzione positiva per il 2017: nel nostro Paese le emissioni di gas serra tra il 1990 ed il 2016 si sono ridotte di oltre il 15%, e sono altresì diminuite le emissioni di particolato atmosferico.
Le auto elettriche, che prendono una diffusione piuttosto lenta, e le energie rinnovabili, che avranno comunque bisogno di tempi di implementazione piuttosto lunghi, potrebbero però non essere sufficienti ad affrontare con decisione il processo. Vi sarà bisogno di un vero e proprio cambiamento culturale, oltre che ingenti risorse economiche con cui sostenere il sistema, soprattutto privato.
Rispondi