Le crisi finanziarie e bancarie dell’ultimo decennio hanno dimostrato di riuscire ad essere devastanti e capaci di provocare danni duraturi al sistema economico di tutti i Paesi interconnessi con l’evento.
Per questo motivo i Paesi europei lavorano da tempo alla realizzazione di una vera unione bancaria procedendo però singolarmente a velocità e contenuti con diverso approccio sulle varie ipotesi di riforma. Peraltro le autorità comuni europee hanno incontrato nel percorso diversi focolai di crisi, che sono stati fronteggiati, di volta in volta, con strumenti diversi.
In buona sostanza, in Europa procede il cammino di un insieme di strumenti che tende a ridurre i rischi bancari e permetta la condivisione dei rischi finanziari tra Paesi senza spaventare risparmiatori ed investitori, specialmente di fronte al verificarsi di shock esterni che rischiano di compromettere la tenuta stessa dell’unione monetaria.
Per il nostro Paese è rilevante che con l’unione bancaria si possa arrivare un giorno al varo del sistema europeo di assicurazione dei depositi.
LA GESTIONE DEI CREDITI DETERIORATI: I NON PERFORMING LOANS
La Vigilanza europea (braccio operativo della Banca Centrale europea e primo veicolo del meccanismo di vigilanza unico) ha richiesto un graduale percorso di derisking bancario in seguito alla crisi finanziaria del 2008 sia rinforzando i requisiti di capitale, sia eliminando le situazioni problematiche legate agli Npl (i crediti deteriorati delle banche “Non performing loans”, esposizioni verso soggetti che, a causa del peggioramento della loro situazione economica e finanziaria, non sono in grado di adempiere, in tutto o in parte, alle obbligazioni contrattuali assunte).
Il rapporto tra la consistenza degli Npl ed i prestiti aveva raggiunto i valori massimi nel 2015. L’appesantimento dei bilanci con crediti inesigibili comporta per gli Istituti una minore disponibilità alla concessione di credito all’economia: gli eccessi di Npl hanno rappresentato elementi di enorme rischio per la solidità finanziaria degli Istituti. Per tale ragione anche i Governi
-sono intervenuti a fornire garanzie sulla cessione delle tranches di crediti maggiormente garantiti (con la garanzia GACS), rendendo i crediti stessi maggiormente appetibili e migliorandone i prezzi di cessione. Le Gacs hanno rappresentato altresì una positiva realtà anche per le finanze pubbliche perché ogni garanzia è coperta da una sorta di polizza su cui lo Stato incassa interessi attivi;
– hanno migliorato la funzionalità delle procedure esecutive immobiliari per facilitare lo smaltimento e la gestione dei crediti deteriorati.
Gli Istituti bancari, in tempi recenti più che in passato, si sono resi disponibili a portare fuori dai propri bilanci i crediti deteriorati, analizzando in maniera approfondita le proprie posizioni di criticità e inviando i propri piani di gestione Npl alla Bce già nei mesi scorsi: tra questi l’Italia ha fatto la parte più importante in quanto nel nostro Paese nel 2016 esistevano 200miliardi di sofferenze lorde (equivalenti a 76 miliardi in termini netti di valore ammortizzato da libro contabile). In Europa dall’inizio delle operazioni si è passati dai 950miliardi inscritti in bilancio agli attuali 700miliardi residui dopo le prime importanti operazioni: l’Italia dunque ne rappresentava un quarto.
Il criterio guida dello smaltimento è stato quello di attuare cessioni in tempi ragionevoli e che non fossero indiscriminate con il rischio di procurare effetti devastanti sui bilanci laddove non vi fossero stati sufficienti accantonamenti, altresì cercando di evitare trasferimenti di ricchezza a pochi soggetti privati. Il prezzo di cessione è stato molto spesso condizionato dalla qualità dei dati che il venditore è stato in grado di mettere a disposizione dei potenziali acquirenti.
Sono stati due i fronti su cui si sono mossi gli Istituti su indicazione della Vigilanza:
* la riduzione delle sofferenze nette, che saranno peraltro agevolati da un recente provvedimento adottato dall’Ecofin in caso di smaltimento: la neutralità di bilancio in caso di cessione in blocco degli Npl,
*la gestione attiva delle nuove sofferenze, con l’attenzione verso i nuovi flussi rispetto al disinteresse mostrato nel tempo per gli stock venutisi a consolidare dopo la crisi finanziaria.
La Bce, unico organo che adempiendo al suo mandato di vigilanza ha dovuto affrontare questa come una tra le principali vulnerabilità del sistema, è intervenuta con un addendum regolamentare per invitare gli Istituti a fare accantonamenti con maggiore tempestività onde evitare l’accumulo dei nuovi Npl.
Inizialmente erano state fissate regole piuttosto rigide, successivamente sono stati definiti parametri di accantonamento più moderati (pari al 100% per i crediti non garantiti dopo due anni di anzianità e dal 40% al 100% da sviluppare in un arco tra 3 e 7 anni per i crediti garantiti) con la possibilità di aprire un dialogo caso per caso per ogni Istituto in merito alle sue procedure. Dunque non norme cogenti ma “aspettative” della Vigilanza che sono state applicate immediatamente alle banche sistemiche (quelle che hanno rilevanza significativa nel sistema economico). Le indicazioni della Bce parlano di aspettative a livello di singolo Istituto che si basano su una valutazione comparata (benchmark) di banche paragonabili.
I REQUISITI DI CAPITALE
Oltre ai già consolidati parametri di copertura patrimoniale a copertura di rischi di credito e rischi di mercato, all’innalzamento dei limiti di capitale nella costituzione di nuove banche, alla valutazione interna dei requisiti di capitale, è stato inserito, con un percorso graduale nel tempo, un “cuscinetto” protettivo nella dotazione di capitale, per poterlo conservare nei momenti di tensione operativa dei mercati. Con il parametro MREL (Minimum requirement for own funds and Eligible Liabilities) è stata modificata la gerarchia dei creditori inserendo un ulteriore strumento per i casi di risoluzione bancaria, configurato tra i bond subordinati e i bond senior, per proteggere questi ultimi (e quindi i creditori non istituzionali) in caso di crisi che possa concludersi con il bail in.
Oggettivamente un ulteriore onere per gli Istituti, già sottoposti con gli Npl a pesanti revisioni dei propri bilanci, che rischia di aggravare i costi della raccolta ma rappresenta un passaggio fondamentale nella protezione dei risparmiatori al verificarsi delle crisi bancarie.
IL MECCANISMO UNICO DI RISOLUZIONE BANCARIA: LA TRASFORMAZIONE DELL’ESM (European Stability Mechanism)
Altro passaggio di riforme previso nell’area euro è per l’ESM, il Meccanismo europeo di stabilità (che prevede interventi ex post in caso di crisi finanziaria di un Paese che deve inoltrare formale richiesta di aiuti che sono corrisposti – fino all’acquisto di titoli sul mercato primario e secondario – dietro un insieme di condizioni atte a salvaguardare la stabilità economica dell’eurozona): in programma di essere trasformato in un Fondo monetario europeo, potrà fornire aiuti agli Stati con una serie di automatismi velocizzando anche i tempi di intervento a favore degli Stati solventi che attraversano fasi di difficoltà momentanea.
Ricevendo maggiori poteri rispetto alla Commissione europea nella valutazione delle situazioni economiche e finanziarie dei paesi oggetto di esame, potrebbe anche ricevere poteri di intervento nella ristrutturazione dei debiti non più sostenibili di alcuni Paesi (in primis l’Italia).
Il Mes è destinato a diventare il paracadute (backstop) del Fondo di risoluzione bancaria: strumento del meccanismo unico di risoluzione bancaria, il Fondo è stato creato per garantire una risoluzione ordinata delle banche in dissesto ed è attualmente lo strumento con cui i contributi raccolti dalle banche vengono messi in comune. Con una procedura regolamentata, i vari autori del meccanismo di risoluzione unico (Consiglio Unione europea, Commissione Europea, Banca Centrale europea, le autorità nazionali di risoluzione) adottano un programma di risoluzione in caso di crisi bancaria. Per procedere nella riforma del Mes (e quindi del meccanismo di risoluzione unico) ogni Istituto deve presentare entro il 2020 il proprio piano, che si affiancherà ai piani di risanamento annuali contenenti le misure da adottare al verificarsi delle prime criticità bancarie.
L’obiettivo è il raggiungimento di un meccanismo di risoluzione unico, almeno per le banche significative: in questo processo il Meccanismo europeo di stabilità andrà a fungere da unico fondo di riferimento nella soluzione delle crisi bancarie.
CONCLUSIONI
L’eliminazione degli Npl e gli accantonamenti per le nuove sofferenze,
la creazione di una vigilanza bancaria europea esercitata attraverso le autorità nazionali,
i sempre più rigorosi requisiti di capitale,
l’introduzione del meccanismo del bail in in luogo del bail out (per il quale le crisi bancarie erano a carico dei contribuenti),
la trasformazione dell’Esm con maggiori poteri di intervento in caso di crisi bancaria,
sono passaggi fondamentali per il cammino dell’Unione bancaria europea e renderanno il nostro sistema bancario maggiormente solido e sicuro.
Obiettivo dell’immane lavoro è quello di rendere l’Europa resistente in caso di crisi finanziaria, in modo da non lasciare le uniche possibilità di intervento in mano alla Banca centrale europea.
Tutti gli incidenti di percorso rappresentati dai salvataggi e dalle liquidazioni hanno rappresentato delle difficoltà nel limitare la diffusione dei problemi e delle vulnerabilità da una parte all’altra dello stesso sistema. In questo processo di convergenza non aiutano la volatilità dei mercati e soprattutto l’instabilità politica di alcuni Paesi.
Per raggiungere la destinazione finale della realizzazione di una garanzia unica dei depositi bancari, le autorità si trovano ad affrontare principalmente il problema tra la condivisione dei rischi e l’allineamento degli stessi tra i vari Paesi. Per far questo dovrà essere limitato il legame tra rischio bancario e rischio sovrano, particolarmente rilevante in un Paese come l’Italia, fortemente indebitato.
Nello sviluppo del processo, il sistema normativo europeo deve coagulare direttive, standard tecnici e linee guida, senza creare contrasti e contraddizioni.
L’Europa non perderà il sacrificio di questo gigantesco cammino, già per la maggior parte realizzato.
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