La cecità italiana e la lungimiranza di Francia e Germania

Macron e Merkel hanno firmato ad Aachen, annunciandolo oltre un anno fa, il “trattato di Acquisgrana”, nuovo quadro di riferimento dei due Paesi per aumentare la collaborazione reciproca e migliorare le relazioni in settori strategici.

28 articoli di cooperazione esclusiva franco – tedesca, che contengono:

-assistenza reciproca per la difesa e la sicurezza con decisioni congiunte su entrambi i temi (oltre ad un seggio permanente per la Germania alle Nazioni Unite),

-sviluppo delle potenzialità militari,

per l’economia:

-creazione di una zona economica speciale franco-tedesca,

– un Consiglio dei Ministri franco – tedesco,

-un Consiglio franco – tedesco di difesa e sicurezza,

un Consiglio franco – tedesco sull’economia

oltre ad una più stretta cooperazione di politica interna per la quale i membri del Governo di uno Stato parteciperanno ad alcuni Consigli dei Ministri dell’altro Stato.

 

Rapporti sempre più stretti, a partire proprio da quelli che sono i punti nevralgici dell’azione di ogni Governo: sicurezza, difesa ed economia.

 

Già in passato Macron (con le proposte di riforma dell’Unione europea) e Merkel (con l’ipotesi di un’Europa a due velocità) si erano resi parte attiva per riscrivere il funzionamento dell’Unione europea. L’Italia recentemente si era trovata in linea con la Francia su due punti importantissimi:

il bilancio comune dell’Eurozona con una funzione di stabilizzazione in caso di crisi momentanea,

l’obiettivo della crescita a base della riscrittura delle regole di funzionamento dell’Unione.

Le polemiche partite dall’Italia verso la Francia costituiscono un ostacolo all’integrazione anche su questi punti in cui si era trovato un minimo di convergenza.

 

Il nostro Paese osserva senza agire con lungimiranza,

mentre aumenta il suo grado di ininfluenza nelle politiche mondiali,

privo di una fattiva collaborazione diplomatica che invece trova sfogo in dichiarazioni stucchevoli che parlano di neocolonialismo francese nel settore finanziario africano (Francia che soggiogherebbe le sue vecchie colonie) mentre invece i Paesi africani che adottano la valuta coniata a Parigi si sono garantiti una protezione contro le svalutazioni e sono legate a doppio filo con la stabilità dell’Europa visto che il loro cambio è agganciato all’euro,

esautorando la forza di importanti e fondative relazioni bilaterali,

fortemente dipendente dagli affari economici dei francesi, presenti sul territorio italiano con partecipazioni di vero carattere industriale e non speculativo:

dall’attuale trattativa Alitalia – Air France Klm, all’alleanza tra Fincantieri e Stx, per finire alle aziende nei settori finanza, media, lusso e alimentari che, con fusioni, acquisizioni e aperture attività, danno lavoro a 250mila italiani.

 

Vivendi in Telecom e Mediaset, Bnp in Bnl, Credit Agricole in Cariparma, Auchan, Acqua di Parma, Bulgari, Bottega Veneta, Brioni, Carrefour, Castorama, Conforama, Eridania, Fendi, Galbani, Gucci, Leroy Merlin, Loro Piana, Maison du monde, Parmalat, Pioneer Investments, Pomellato, Pucci, tra le più grandi aziende a proprietà francese in Italia.

 

Invece di iniziare un dialogo tra persone preparate e lungimiranti,

dalla lunga visione per affrontare le immani difficoltà portate dalla globalizzazione,

consapevoli della forza sempre più schiacciante di Stati Uniti e Cina,

vista la conclamata impossibilità per un Paese di andare avanti da solo,

si chiudono i rapporti con la Francia senza avere chiara un’idea delle politiche di lungo termine del Paese,

pensando solo al consenso elettorale immediato legato alle elezioni europee, senza un vero profilo da statisti.

 

Francia e Germania quasi sicuramente si divideranno la presidenza delle nuove tornate di Banca centrale e Commissione Europee: l’Italia, nonostante gli annunci da arruffapopolo, potrà fare solo il gioco di Stati Uniti e Cina (che, come noto, rischiano di indebolire l’Europa) restando a guardare, schiava del peso del proprio debito pubblico.

 

 

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