Su Ilva il Ministro Di Maio ha ancora poco tempo per decidere.
Dopo aver richiesto un parere all’Avvocatura dello Stato su alcuni punti:
(l’allungamento dei tempi del piano ambientale in base al quale non è stata riaperta la gara,
il mancato rispetto di alcuni termini intermedi nelle operazioni di bonifica nel programma dell’aggiudicatario,
l’inammissibilità di rilanci da parte degli altri concorrenti durante la valutazione dell’aggiudicazione),
Di Maio ha dichiarato che l’organo legale ha riscontrato delle “criticità” ma non vi sono anomalie tali da poter annullare l’iter.
Il Dicastero sta verificando che sia stato perseguito l’interesse pubblico (tutela dei posti di lavoro e tutela ambientale).
Contrariamente a quello che è stato sempre il mantra del Movimento, il documento non è stato reso pubblico sulla base di una indicazione riportata dalla stessa Avvocatura (perché mai la richiesta di renderlo segreto da parte dell’organo se tutti i passaggi precedenti sono stati pubblicati dal precedente Ministro?)
IL TEMPO TRASCORSO INFRUTTUOSAMENTE NELLE TRATTATIVE TRANNE CHE PER AM INVESCO
Il 6 agosto si sono ufficialmente interrotti i confronti tra Governo ed acquirenti, mentre il penultimo incontro tra Governo e sindacati risale al mese di maggio.
A fine luglio è stato convocato un incontro con ben 62 partecipanti, conclusosi anch’esso con un nulla di fatto: al termine è arrivata una proposta leggermente migliorativa da parte di AM INVESCO che ha inserito alcuni elementi aggiuntivi rispetto al contratto già stipulato che “rappresentano i migliori e definitivi impegni”.
Tra questi un miglioramento della produttività aziendale con basso impatto ambientale,
la possibilità di produrre uno studio di fattibilità con cadenza biennale per l’implementazione di una parte di produzione con gas naturale,
chiusura dei lavori per la copertura dei parchi minerari con un anno e mezzo di anticipo,
l’impegno al rispetto dei tempi di pagamento delle imprese fornitrici,
la riduzione dell’assorbimento di acqua dolce e marina necessaria per il ciclo produttivo del 15% entro il 2023.
Arcelor, comunque, si ferma qui.
LA DATA ESTREMA: 15 SETTEMBRE
Nel mese di giugno era stata data dal Governo una proroga ai Commissari per la definizione della situazione: la data limite è il 15 settembre. A tale data, oltre a scadere il termine per la gestione Commissariale, a detta dei Commissari, non vi saranno più i fondi per la gestione dell’attività: l’azienda rischia di fallire per mancanza di liquidità, considerando anche il fatto che con i finanziamenti ricevuti, il Governo è impegnato al rispetto degli obblighi con l’Unione Europea sugli aiuti di Stato dovendo restituire entro il mese di settembre ben 57 milioni.
Fino al 15 settembre la AM INVESCO è la titolata alla conclusione della compravendita aziendale e quello è l’ultimo termine per ritenere valido il contratto d’acquisto.
La fabbrica in questo momento non osserva tutte le norme di manutenzione e sicurezza e questo mette a rischio tutti i lavoratori occupati nei cicli di produzione.
L’OCCUPAZIONE
I sindacati sono ancora alle prese con il problema numerico degli assorbimenti dopo il passaggio di proprietà: chiedono che vengano confermati i 14.000 attuali dipendenti, mentre Arcelor ne ha indicati fino a 10.000. Attualmente sono in corso le valutazioni per ridurre il costo del lavoro e poter far rientrare tutti gli occupati, mantenendo la spesa totale dentro il piano finanziario – economico che permetta all’azienda di restare in equilibrio.
Non sono da escludere:
incentivi all’esodo, come l’esborso di una somma pari a 100mila euro a persona per una spesa complessiva di 200milioni da parte del Governo,
la creazione di una società terza che prenderebbe in appalto una serie delle lavorazioni di bonifica e forse una serie di servizi (a tal fine bisognerà valutare la durata dell’impiego garantito).
Elemento determinante: la AM Invesco non intende assorbire i rischi in caso di insuccesso del piano di esodo, dunque bisognerà regolare l’eventuale differenza a carico dello Stato.
I sindacati hanno dato un termine limite per poter riaprire tutte le trattative: entro i primi giorni del mese di settembre il Governo dovrà definitivamente chiarire tutti gli aspetti della gara, e solo successivamente i sindacati riapriranno i confronti in merito alla situazione lavorativa. In alternativa sono state annunciate importanti iniziative di mobilitazione.
Tanti gli appelli pervenuti perché la situazione si sblocchi velocemente e bene: questo Governo ha però alimentato una profonda confusione.
Populismo e approssimazione non garantiscono la salvaguardia di Taranto e dei suoi occupati.
Ci vogliono decisioni responsabili e concrete.
Di Maio ricordi che è il Ministro dello Sviluppo economico della seconda potenza industriale d’Europa e Arcelor Mittal è la prima azienda mondiale della siderurgia e saprà certamente fare i calcoli per non avere conseguenze negative sui suoi bilanci.
L’accordo da esibire politicamente, non può essere fatto sulla pelle delle persone.
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