Lo spread, tra i programmi e le azioni di Governo

Lo spread torna a correre, raggiungendo oltre 260 punti base,  in concomitanza con la prima riunione di esponenti dell’Esecutivo che hanno definito i contorni della prossima nota di aggiornamento al Def da presentare entro il 20 settembre e da coordinare con il programma di Governo firmato dalle due forze politiche.

Era dai tempi della fiducia al corrente Governo che non si riattivava la febbre sui valori del differenziale di rendimento con i titoli tedeschi.

I costi per interessi in aumento  hanno iniziato a produrre i loro effetti negativi anzitutto sui bilanci degli Istituti bancari, che detengono oltre 300 miliardi di titoli di Stato, e che stanno denunciando gravi ripercussioni sulla loro solidità patrimoniale secondo i requisiti di vigilanza europea: hanno evidenziato le problematiche sia il primo gruppo bancario italiano (Intesa San Paolo) che il primo gruppo assicurativo (Generali). Completa il quadro di tensione il futuro rientro del programma monetario espansivo della Banca centrale europea.

I bilanci bancari sono il primo riferimento su cui famiglie ed imprese possono contare nell’erogazione di credito: con una minore solidità patrimoniale e maggior costo del debito pubblico, a lungo andare si vedranno gli effetti sui maggiori costi e sulle restrizioni finanziarie che i cittadini dovranno sostenere nella ricerca di finanziamenti.

Le banche inoltre emettono i loro finanziamenti con prestiti obbligazionari sugli stessi mercati aperti ai titoli del debito pubblico e sono costrette, in questa situazione di rialzo tassi, ad offrire rendimenti più elevati per avere sottoscrizione: ciò ne aumenta i costi di approvvigionamento finanziario che inevitabilmente saranno ribaltati su famiglie ed imprese.

Dalla stipula del contratto di Governo lo spread è salito di oltre 100 punti base mentre i creditori esteri valutano il rischio Italia considerando alcuni elementi:

Il contenuto del contratto di Governo e, in prossimità della manovra di bilancio, quali saranno le leve che verranno azionate e i tempi della loro attuazione:  riforma fiscale, reddito di cittadinanza, pensioni, cuneo fiscale, il costo dei rinnovi dei contratti del pubblico impiego, tra le voci più rilevanti,

le potenzialità di crescita di un Paese, anche in considerazione di quelle che sono le attuali tensioni geopolitiche internazionali, considerato che si stanno consolidando le previsioni primaverili che segnalavano un raffreddamento dell’economia italiana (in linea peraltro con le tendenze europee). Il rallentamento del processo di crescita porterebbe inevitabilmente ad una riduzione delle entrate creando ulteriori problemi all’equilibrio dei conti complessivi del bilancio statale,

il livello del debito pubblico in rapporto con il Pil e la percentuale di detenzione dei titoli da parte degli investitori esteri: maggiore è quest’ultima, maggiore è la percezione del rischio.

Sono lontani i parametri storici raggiunti dal Governo Amato nel 1992 (con lo spread a quota 691) ma certo non si possono dormire sonni tranquilli se bisogna trovare i fondi per realizzare il programma di governo: il comunicato del Ministero dell’Economia parla di flat tax e reddito di cittadinanza (escludendo pertanto, almeno momentaneamente,  la più volte annunciata riforma delle pensioni anche per la quota 100). I mercati auspicano che non venga aumentato il deficit né messa in dubbio la discesa del debito.

Uno dei problemi principali è che il contratto di Governo fa riferimento anche alla possibile abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione, e già questo è un elemento che da solo allarma i mercati indipendentemente dalle manovre poste in essere.

 

Le risorse per i programmi

Sui conti si stanno concentrando tre tavoli di lavoro predisposti dal Ministro dell’Economia, in merito a fisco, welfare e investimenti pubblici.

A fornire risorse finanziarie arriverebbe la cosiddetta “pace fiscale” che potrebbe comprendere accertamenti, cartelle e liti a vario grado di giudizio autorizzando i contribuenti a pagare solo una parte del dovuto eliminando in via definitiva il resto, così come la flat tax, per il maggior gettito che proverrà da professionisti e piccole e medie imprese.

Secondo le previsioni dovrà essere attuata anche una generale revisione di spesa che coinvolgerà le tax expenditures (agevolazioni fiscali variamente concesse) ed un nuovo progetto di spending review, visto che l’ultimo intervento approvato dal precedente Governo  (che doveva indicare nuovi limiti di spesa dei Ministeri) non ha avuto seguito.

Si vocifera di un possibile aumento parziale dell’Iva disinnescando solo una parte delle clausole di salvaguardia ed evitando aumenti, in alcuni casi addirittura riducendo le percentuali, su alcuni beni e servizi primari per la collettività, ma nessuna voce ufficiale trapela, sia perché i conteggi non sono ancora definitivi, sia perché probabilmente si vogliono presentare i dati in sede di manovra. Ipotesi quest’ultima davvero costosa perché l’attuale aumento dello spread pesa sulle casse finanziarie dai 2 ai 4 miliardi l’anno, nella situazione attuale.

Resta il fatto che la stessa Commissione europea aveva suggerito di spostare il carico fiscale sui consumi, e questa potrebbe essere la porta che aprirebbe i canali europei.

 

Le voci da finanziare

I saldi dovranno andare a coprire:

gli aumenti Iva che saranno scongiurati (dai 12,4 miliardi iniziali),

l’inizio del programma del reddito di cittadinanza,

la flat tax,

le spese obbligatorie,

la riduzione delle entrate dovuta alla frenata prevista della crescita,

l’aumento dei costi per interessi sui titoli di Stato,

una eventuale diversa valutazione degli ammortamenti delle imprese (e dunque sui loro investimenti e sul loro potenziale espansivo), così come un diverso inquadramento del credito di imposta concesso,

gli investimenti pubblici, crollati dal 2008 di oltre il 30% e considerati dal Ministro dell’economia quale sicuro motore di crescita, per i quali bisognerà provvedere ad una diversa composizione rispetto alle spese correnti (diversamente da quanto era stato inizialmente paventato di poterli realizzare in deficit). In tal senso potrebbero essere concessi spazi finanziari alle Regioni già con gli emendamenti al decreto Milleproroghe in discussione il 6 agosto che li potranno investire direttamente, o concederli ai territori, al fine di recuperare terreno su strade, costruzioni scolastiche, assetto idrogeologico di sicurezza, infrastrutture di trasporto varie e digitalizzazione (per il piano di investimenti futuri e la loro efficacia, non potranno essere ignorati i tempi di realizzazione e lo snellimento delle procedure per poter garantire il positivo effetto moltiplicatore anche sugli investimenti privati).

la riduzione del cuneo fiscale per le imprese che investono sulle assunzioni stabili.

 

Le agenzie di rating

I primi giudizi ufficiali sulla situazione italiana sono attesi per la fine di agosto e le agenzie potrebbero modificare il loro rating: il 31 sarà la volta di Fitch, mentre il 6 settembre sarà la volta di Moody’s (che ha già dato un outlook negativo sulla nostra posizione). E’ anche l’attenzione dei mercati finanziari che farà del mese di Agosto un periodo piuttosto caldo per le nostre finanze pubbliche.

 

Le tutele del Ministro dell’Economia

Già nei mesi scorsi il Ministro Tria aveva cancellato l’ipotesi di discutere il tetto del 3% del deficit, come pure la necessità di evitare un peggioramento del rapporto debito Pil: paletti importanti che però non sono stati sufficienti a frenare le dinamiche dello spread per il Paese con il terzo debito pubblico mondiale e nonostante sia ormai una certezza che la Commissione europea non darà seguito alla richiesta di aggiustamento strutturale già incardinata nei confronti del nostro Paese di uno 0,3% del Pil per il 2018 e dello 0,6% per il 2019.

Il Ministro si è già espresso anche perché vuole dare “la certezza del diritto, che viene messa a dura prova dall’idea che ogni governo cancelli le riforme di chi lo ha preceduto e ne avvii di nuove”, dunque egli stesso è orientato ad una sostanziale stabilità.

Sarà solo a settembre che potrebbe placarsi l’incertezza, soprattutto perché avrà luogo il primo vero confronto del Governo con l’Europa: ci attende ancora un mese e mezzo di possibile saliscendi dovuto ai dubbi di equilibrio dei sistema dei conti.

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