Il prezzo altissimo che pagheranno tutti

La Commissione Europea, preoccupata per il piano di bilancio presentato dall’Italia, replica immediatamente alla proposta inviata con una lettera, criticando l’impianto al fine di arrivare ad una revisione, nonostante l’avvenuta approvazione da parte del Parlamento.

L’Italia ha tempo fino al 22 ottobre prossimo per rispondere e la Commissione deciderà entro fine mese, o prima, sul riscontro avuto, con il serio rischio per il nostro Paese, che venga aperta una procedura di infrazione.

LA LETTERA

La Commissione rimarca, oltre ad una violazione grave e manifesta delle raccomandazioni del Consiglio Europeo di giugno 2018 (approvate anche dall’attuale Governo),  una “deviazione senza precedenti” nella storia del Patto di Stabilità per il saldo strutturale.

Violazione del braccio preventivo: già nei mesi scorsi era stata ipotizzata una correzione eventuale da adottare, mentre la scorsa settimana è stato invece presentato un progetto di bilancio contenente una sostanziale deviazione dagli obiettivi di deficit strutturale che comporterebbe una necessaria correzione ai sensi delle regole europee.

Violazione del braccio correttivo: l’Italia si allontana dalla regola del debito, come già accaduto in passato, con la differenza che in precedenza il Paese era in regola nel rispetto delle regole del braccio preventivo, il che escludeva l’applicazione di provvedimenti di applicazione immediata della norma.

La Commissione chiede anche perché non siano stati accolte tutte le note rilevate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio.

Per la Commissione Europea l’Italia diventa un caso emblematico di applicazione pratica dei meccanismi di funzionamento: viene chiesto al Governo un percorso di avvicinamento alle regole europee, e la Commissione si comporta da “arbitro sul campo” (definizione del Commissario Moscovici), per cercare di evitare l’applicazione della bocciatura diretta prevista dal Patto di stabilità del 2012.

Il Ministro Tria, al momento il grande “sconfitto” politico del confronto  (visto che su di lui avevano riposto fiducia i mercati) ha replicato che poiché i saldi sono stati approvati dal Parlamento, potrà essere migliorata la qualità dei provvedimenti ma non i numeri del quadro, poiché i fondamentali dell’economia sono da considerarsi solidi.

Junker aveva sottolineato nei giorni scorsi come non fosse intenzione della Commissione aggiungere altra flessibilità all’Italia, oltre a quella concessa in passato, rilevando come di fronte al quadro economico si sia subito palesata una sostanziale differenza tra quanto era stato promesso e quanto è stato invece proposto dal Governo e approvato dal Parlamento.

Draghi, preoccupato delle possibili conseguenze sugli Istituti di credito dotati di numerosi BTP nella loro struttura patrimoniale, aveva segnalato che un possibile peggioramento delle condizioni finanziarie dell’eurozona avrebbe comportato un danno alla crescita dei Paesi (e quindi indirettamente l’impossibilità di tradurre in numeri concreti le previsioni di crescita nonostante la manovra).

I mercati hanno immediatamente recepito il clima di tensione, in concomitanza con un ciclo congiunturale tendenzialmente positivo che sembra volgere verso il termine per l’economia mondiale e che rende il quadro italiano molto vulnerabile, insieme alle pesanti incertezze geo-politiche. Il Governo si è sempre chiuso rispetto alle richieste di revisione dei valori di deficit, in particolare di quello strutturale, ma soprattutto si è sempre opposto al cambio, anche parziale, della manovra.  Nell’incertezza sulla disponibilità del Governo a revisionare il contenuto e i conti, i mercati hanno alzato l’attenzione vendendo le posizioni aperte.

I mercati hanno anche avuto il tempo di soffermarsi sulla composizione della manovra, riscontrandola fortemente sbilanciata verso una spesa assistenzialistica ed improduttiva, mentre contemporaneamente:

-manca un vero piano verso il pareggio di bilancio,

-viene squilibrato il sistema pensionistico che con la Legge Fornero ha sinora garantito la sostenibilità dei conti pubblici,

-è stata presentata una manovra che avrà degli importanti effetti fiscali su banche e assicurazioni con conseguenze sui loro bilanci e sulle possibilità di credito.

Lo spread è salito ai livelli più alti degli ultimi 5 anni ed ovviamente è crollata la Borsa a partire dai titoli del comparto bancario.

La Commissione europea, anche se la situazione complessiva è meno pericolosa del 2011 quando vi erano rischi di contagio sugli altri Paesi, valuta attentamente anche le possibili conseguenze di una deviazione dei conti concessa all’Italia sui comportamenti degli altri Stati membri,

sia perché alcuni si sono sempre attenuti alle regole sui conti,

sia perché potrebbero alimentarsi le speranze di altri partiti euroscettici o radicali presenti in Germania, in Olanda e in Austria.

Anche gli altri Paesi (pur alleati su alcune politiche con l’attuale Governo) hanno mostrato ostilità alle politiche di bilancio del Governo italiano, tra questi in primis Ungheria e Austria che si sono unite al gruppo di Polonia, Francia e Germania, e sono sostenuti anche da Paesi esterni all’area euro come la Svezia e la Danimarca.

Standard & Poor’s e Moody’s emetteranno i loro giudizi entro la fine del mese di ottobre: il declassamento di uno  o due livelli, con effetti devastanti su banche, oneri finanziari del debito pubblico e risparmi dei cittadini, è pronto per essere servito.

In alternativa, un ridimensionamento del quadro dei parametri di bilancio, permetterà di controllare le finanze pubbliche ma soprattutto anche di creare un colloquio fruttuoso con la Commissione Europea per la definizione delle scelte che saranno impostate nel mese di dicembre prossimo nella riscrittura del funzionamento del Fondo Salva Stati.

LE OSSERVAZIONI DELL’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO: l’elemento più trascurato dal Governo

L’UPB, organo indipendente che vigila sulla finanza pubblica, aveva evidenziato che le previsioni programmatiche inserite nella Nota di aggiornamento al Def si collocavano al di fuori degli intervalli accettabili con le informazioni disponibili: il lavoro dell’ufficio si è concentrato proprio nella verifica che le previsioni del Governo si basassero su scenari realistici e fossero ispirati al criterio della prudenza.

Le variabili più rilevanti erano state identificate come poco prudenti:

La crescita, che eccede la soglia mediana di valutazione ma anche l’estremo superiore. Il disallineamento deriva dalle previsioni sulla domanda interna, i consumi e gli investimenti (in particolare gli investimenti in beni strumentali che sono stati indicati in decisa crescita). L’UPB ha osservato che:

  • A) gli investimenti hanno già recuperato i valori precedenti la crisi finanziaria e quindi gli imprenditori sono disponibili a fare nuovi investimenti solo se il margine di profitto aumenta in maniera considerevole,
  • B) vi sono segnali di contrazione del credito, dettati dalla riduzione di valore delle quotazioni azionarie bancarie e dall’aumento del differenziale dei tassi che pregiudica la valutazione dei Btp nei bilanci bancari.

La stima dei prezzi  Dentro al  documento del Governo il deflatore del Pil programmatico beneficerebbe del carattere espansivo della manovra, ma non sarebbe corrispondente alle reali dinamiche di mercato.

La dinamica del Pil si presenta lontana dalla linea mediana e dall’estremo superiore dell’arco di valutazione. Peraltro, il miglioramento del Pil in termini reali compenserebbe completamente la decelerazione del deflatore del Pil per cui l’aumento del Pil nominale non avrebbe luogo, deviando i conteggi.

Il trascinamento della crescita dal 2018 al 2019 potrebbe non verificarsi o essere comunque molto basso visto che la congiuntura dell’economia italiana ha dato segnali di debolezza già nel primo semestre 2018.

La tempistica di beneficio degli interventi in manovra non è assicurata in quanto compensata dall’inversione di tendenza già evidenziata nella nota al documento di economia e finanza di aprile 2018.

La reazione degli investitori finanziari, di cui bisogna tener conto rispetto ad un quadro di turbolenze interne ed esterne. Un quadro di fiducia che si complica con il possibile deterioramento delle attese da parte di imprese e famiglie con la perdita di valore delle quotazioni azionarie e obbligazionarie.

4 risposte a "Il prezzo altissimo che pagheranno tutti"

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  1. Il prezzo lo abbiamo già pagato con i governi Letta Renzi e Gentiloni – maggiordomi del Fondo Black Rock e company. Questo nuovo Governo non si può giudicare ora ma si dovrà giudicare in un arco temporale di almeno due anni ( se ci arrivano) – i cittadini italiani sono stanchi delle solite promesse pre elettorali e giudicheranno nella primavera prossima nei confronti dei tecnocrati mandandoli a casa.

    1. Libero (come me) di pensarla come vuole. Le faccio notare che questo è il documento di bilancio che, rispetto ai Governi menzionati, porta la maggior quantità di promesse.
      A DEBITO E FUORI DALLE REGOLE APPROVATE POLITICAMENTE IN UN RECENTE PASSATO.

      1. L’Italia ha un surplus, se non per il pagamento degli interessi. La cosa più straordinaria è che lo sforzo fiscale dell’Italia è oltre ciò che chiunque altro ha fatto in Europa, ed ha accumulato surplus primari per il 13% del PIL, mentre la Germania solo il 5%. L’Italia, in questo senso, è il paese più virtuoso in Europa, ed ora il fatto di andare da lei con una mazza da baseball e dire “Devi abbassare il tuo budget perchè sia ‘Sostenibile‘ per i criteri della UE” va contro tutte le ragioni e le logiche politiche. Infatti io credo che questa sorta di minaccia, di pressione, da parte della UE stia radicalizzando la Nazione, stia radicalizzando la politica stia creando un pericolo per l’esistenza dell’Eurozona. Si sono fortemente dal lato degli italiani su questo particolare argomento”

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