La Commissione Europea ha presentato il 1 giugno la bozza di riforma della PAC (Politica Agricola Comune) per il periodo 2021-2027.
La bozza fa seguito alla consultazione pubblica avviata nel 2017 con la quale la stessa Commissione ha cercato di acquisire informazioni importanti per impostare le proprie future politiche.
Il concetto cardine della nuova impostazione è che gli Stati dovranno scrivere piani strategici per l’intero periodo: sarà la Commissione ad approvarli e controllarne l’esecuzione. Il vero fulcro del problema è se la politica agricola rischi di tornare ad essere rinazionalizzata, con la possibilità demandata agli Stati di scegliere le azioni che più servono a ciascuno di essi, e questa situazione paradossalmente si verifica proprio mentre è in crisi il funzionamento stesso dell’Eurozona e nel settore che ha rappresentato, forse più di altri, una grande e comunque per la maggior parte, positiva esperienza di politica sovranazionale.
Questo ritorno alle politiche nazionali potrebbe, in generale, produrre delle distorsioni di concorrenza tra territori dell’Unione europea proprio perché le scelte saranno demandate ai singoli Stati che perseguiranno autonomamente le proprie strategie, rischiando di danneggiare gli altri Paesi europei nello stesso settore.
Per l’Italia la situazione si complica ulteriormente perché nella definizione delle sue politiche, le competenze agricole fanno capo alle Regioni. Saranno dunque i singoli Stati a definire, per esempio, “agricoltore giovane” o classi di agricoltori che rientrano nei benefici.
Sulle cifre stanziate l’Europarlamento si è già espresso in maniera negativa in una relazione sul prossimo quadro finanziario pluriennale: l’assemblea ha contestato la percentuale di taglio che non risulta essere del 5% come dichiarato dalla Commissione Europea ma del 15% perché le cifre vanno considerate tenendo conto dell’inflazione attesa nel periodo di riferimento.
L’Europarlamento ha anche osservato come, nella ripartizione dei fondi tra gli Stati bisogna tener conto dei costi di produzione e del potere di acquisto dei singoli Paesi: su questa battaglia si giocherà il vero confronto politico tra i diversi interessi in gioco (dai trasporti, alle valute diverse per alcuni Paesi membri, per esempio).
Anche i ministri dell’agricoltura di 6 Paesi (Spagna, Francia, Irlanda, Portogallo, Finlandia e Grecia), firmando una dichiarazione comune, hanno dichiarato insostenibili i taglio, ed hanno promesso battaglia sin dalla prossima riunione dei Ministri dell’agricoltura in programma per il prossimo 18 giugno.
Ricapitolando le caratteristiche tecniche salienti della proposta:
-365 miliardi complessivi anziché 373 del precedente periodo 2014-2020,
-saranno favorite le aziende di piccole e medie dimensioni con un tetto agli aiuti di 100mila euro,
-la politica di distribuzione all’interno di ogni singolo Paese sarà redatta dall’Amministrazione centrale (parametri, definizioni, ecc.),
-ai giovani agricoltori dovrà essere destinato il 2% della dotazione nazionale,
-il 30% dei fondi per lo sviluppo rurale dovrà andare ad azioni per il clima,
-saranno disponibili 10 miliardi per la ricerca e l’innovazione in agricoltura (il triplo della dotazione attuale).
Il tetto di 100mila euro per ogni intervento ha due fondamenti importanti:
il primo che essendo limitati i fondi, bisogna limitarne anche la dispersione,
il secondo che si tenderà a favorire gli interventi soprattutto a favore delle piccole aziende.
Il negoziato potrebbe diventare lunghissimo ed arrivare a concludersi dopo l’insediamento della prossima Commissione Europea, cioè l’ottobre 2019.
Restano gli obiettivi di fondo da perseguire e le linee che dovranno fare da driver nelle scelte:
-parità di trattamento tra i diversi Paesi,
-rinforzo delle aree rurali,
-minori risorse per le aziende più grandi,
-necessità di ridurre la burocrazia per avere i finanziamenti,
-esclusione dai negoziati commerciali bi e multi laterali dei settori più strategici,
-garanzia di fornitura di alimenti di qualità,
-sviluppo di un’agricoltura intelligente e innovativa.
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