La fibra ottica, Tim, il Golden Power e il futuro Governo

9 gennaio 2017
I primi contenziosi sulla rete in fibra
Open Fiber, società partecipata da Enel e Cassa Depositi e Prestiti, ha vinto nel 2017 i bandi per la realizzazione della rete in fibra nelle aree bianche, cosiddette a “fallimento di mercato”, ove cioè i privati non avrebbero avuto interesse ad investire perché identificate come aree commercialmente non redditizie.
Contemporaneamente Tim aveva segnalato di non essere interessata a queste aree, salvo poi successivamente comunicare che avrebbe iniziato ugualmente i suoi investimenti nelle stesse con il proprio progetto Cassiopea.
Un piano d’attacco che è stato alla base dei contrasti tra l’allora Amministratore Delegato Cattaneo ed il Governo, conclusisi con le dimissioni del primo e l’apertura di una istruttoria Antitrust per possibile abuso di posizione dominante nel settore delle telecomunicazioni per Tim (avendo i francesi, nuovi azionisti della società di telecomunicazioni, contemporaneamente acquistato anche quote di Mediaset).

La tecnologia
Vi è una differenza nei due tipi di cablatura: Open Fiber arriva fino all’abitazione (tecnica FTTH fiber to the home) mentre Tim arriva fino all’armadietto (FTTC Fiber to the cabinet).
Il Paese, notoriamente, è piuttosto indietro sullo sviluppo della banda larga e tantomeno i Governi si sono preoccupati negli anni di affrontare il problema di sviluppo degli investimenti da parte di Tim che oggi conta sulla sua rete in rame
quale unica garanzia per i suoi debiti finanziari e
quale principale elemento di riferimento nella valorizzazione delle sue quotazioni azionarie.
Già nel passato la Stet aveva promosso lo sviluppo della fibra per la diffusione della tv via cavo, progetto che si arenò per evitare di dare all’azienda una situazione di eccessivo potere sul mercato.

L’acquisto da parte dei francesi
I francesi di Vivendi hanno, nel mese di maggio 2017, portato la loro quota di partecipazione in Tim quasi al 24%: da ciò derivava l’obbligo di comunicazione del controllo azionario. Il Governo si era mosso per chiedere informazioni sullo stato del controllo quote e, contemporaneamente, i Ministeri Interno e Difesa avevano valutato i protocolli di sicurezza esistenti, in considerazione dell’acquisizione straniera, in merito ai dati ed alle infrastrutture di interesse strategico per il Paese che sono sia in capo a Tim che alle sue partecipate.
A fine luglio Vivendi ha comunicato l’assetto societario e il Governo, in virtù del decreto 21/2012 che attribuisce l’esercizio di poteri speciali nei settori della difesa e sicurezza nazionale denominato “Golden Power” ha inoltrato, a metà settembre, la notifica della possibile apertura della procedura con cui vengono definiti (unitariamente tra i Ministeri dello Sviluppo Economico, Interno e Difesa) gli elementi con cui poter alzare protezioni per la difesa degli interessi strategici in caso di scalate azionarie straniere, nonché una possibile sanzione a Tim per aver violato l’obbligo di comunicazione sul controllo.

Numerose sono le attività strategiche controllate da Tim e dalle sue partecipate: Telecom Italia Sparkle è proprietaria dei cavi sottomarini internazionali, Telsy Elettronica è proprietaria di diversi apparati Itc – dai braccialetti elettronici dei detenuti ai cavi in fibra ottica interpolizie – : Tim dispone, direttamente ed indirettamente, di un patrimonio operativo ed informativo di importanza strategica per il Paese.

Il Golden Power
Nel mese di ottobre il Governo ha aperto la procedura di Golden Power mentre approvava il decreto fiscale che regolava e perimetrava l’ambito degli interessi essenziali del Paese:
-stabilendo i settori che mettono a rischio la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico,
-individuando le soglie di partecipazione azionaria oltre le quali diventa obbligatorio per l’acquirente comunicare gli obiettivi che intende perseguire ogni 6 mesi,
-controllando come l’acquirente finanzia le proprie operazioni e se sono in programma aumenti di partecipazione che possano comportare il controllo maggioritario o una notevole influenza sulla gestione dell’attività.
Sempre nell’ambito della procedura di Golden Power il Governo ha stabilito che:
-dovrà essere istituita una nuova organizzazione indipendente all’interno di Tim che interverrà in tutti i processi riguardanti le attività strategiche, a presidio della difesa e della sicurezza nazionale,
– deve essere garantito il mantenimento della neutralità della rete e della sua permanenza sul territorio nazionale per lo svolgimento delle funzioni di gestione e sicurezza delle reti,
-deve essere garantito un certo livello di investimenti in modo da non arrecare pregiudizio agli interessi pubblici.

Tim non si è opposta a queste prescrizioni, evitando così di perdere margini di azioni operative: l’opposizione avrebbe comportato la sospensione dei diritti di voto sulle azioni possedute da Vivendi, l’applicazione di una sanzione pecuniaria ed il veto nella possibilità di acquistare ulteriori azioni Tim (fino all’obbligo di cederle sul mercato entro un anno).

Il futuro di Tim passa per un accordo che dovrà essere trovato con il prossimo Governo: entro gli inizi di maggio sarà presentata la relazione in merito agli adempimenti imposti dall’Esecutivo che faranno seguito all’attuazione del piano industriale che invece sarà presentato il 6 marzo.

Nell’ambito dei rapporti collaborativi tra Tim e il Governo, il piano industriale potrebbe procedere con la separazione in due società della Tim:
da una parte le reti, dall’altra i servizi.
Entrambe le società si troverebbero quotate in Borsa,
-i francesi potrebbero rivedere la loro posizione azionaria e rientrare nei parametri attualmente contestati dall’Autorità per le Telecomunicazioni (che contesta la partecipazione complessiva in Mediaset e Tim),
-sulle reti potrebbe subentrare un soggetto pubblico come Cassa depositi e prestiti, così come
-potrebbe svilupparsi un rapporto di collaborazione con Open fiber sulla diffusione della fibra.

A fronte della divisione degli assets, Tim potrebbe chiedere condizioni di favore nell’applicazione degli obblighi attualmente vigenti. Lo stesso procedimento sanzionatorio avviato per la tardiva comunicazione della partecipazione azionaria potrebbe ridimensionarsi in caso di collaborazione.

Ruolo fondamentale è la collaborazione nell’ambito del progetto tra il Governo e l’Azienda, a tutela degli interessi nazionali.
Non potranno comunque essere l’Authority per la concorrenza e/o quella per le Comunicazioni, a dare direttive di indirizzo operativo per l’azienda, perché le Authorities agiscono solo nell’ambito delle procedure europee.

Il Governo in carica dopo le elezioni avrà il fondamentale e delicatissimo ruolo di sviluppare la materia, proteggendo gli interessi nazionali, quelli degli oltre 20mila dipendenti Tim, ed il monitoraggio dello sviluppo tecnologico delle infrastrutture di comunicazione strategiche per la sicurezza del Paese.

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